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LE SOLITUDINI

 

Un fenomeno crescente a livello globale ​

Secondo una recente ricerca Meta-Gallup quasi un quarto della popolazione mondiale soffre di solitudine. Si tratta per il 17% di anziani 65+ con un picco del 29% tra i giovani da 19 a 29 anni, pari la percentuale tra donne e uomini. Per contro oltre il 70% (73% uomini, 72% donne) si dichiara connesso agli altri; ma ciò non esclude che molte di queste persone si dichiarino altresì mancanti di connessioni sociali soddisfacenti e si sentano sole. Il fenomeno, al di là del comprensibile maggiore picco durante la pandemia Covid 19, appare comunque in costante aumento.Molteplici le possibili cause: salute, evento traumatico, lutto, bullismo, difficoltà economica, spostamento, reinserimento. Inoltre, cause comportamentali quali lo stress da social media (uno studio sperimentale sugli studenti della Pennsylvania University ha dimostrato che la riduzione di social media a non oltre 10 minuti al giorno per tre settimane porta a significative riduzioni di solitudine e depressione da paura di essere esclusi FOMO - Fear Of Missing Out); lo smart working; l’incapacità di bastarsi in assenza di collegamenti; più in generale il crescente senso di insicurezza che riguarda larga parte delle giovani generazioni.Anche se lontano culturalmente, il Giappone (con la popolazione più anziana del pianeta) offre motivi di riflessione per le agenzie di noleggio ad ore di persone specializzate in prestazioni di amicizia, come ascoltare, dialogare, sfogarsi, piangere. Così come per il successo di Lovot, il robottino di compagnia, e per il caso degli anziani che commettono piccoli reati per andare in carcere e stare in compagnia di altre persone che non possono lasciarle.  

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Le conseguenze sulla salute ​

È dimostrato che l’isolamento, il senso di solitudine, porta disturbi fisici e psichici di tipo e livelli diversi: depressione, ipertensione, ictus, diabete, cancro, Alzheimer, demenza, disturbi autoimmuni, e influisce sullo stile di vita delle persone.“A parità di condizioni socio-demografiche (età, difficoltà economiche, livello di istruzione, presenza di patologie croniche e area geografica di residenza), l’isolamento sociale è significativamente associato a inattività fisica (+27%), cattiva alimentazione (+21%), percezione di cattiva salute (+89%), insoddisfazione della propria condizione di vita (+75%), condizioni di disabilità e sintomi depressivi (+200%), ospedalizzazione (+49%), perdita di autonomia nella attività strumentali della vita quotidiana (+21%) (misurate attraverso la scala di valutazione delle Instrumental Activities of Daily Living - IADL). Quando mancano interazioni sociali e supporto diventa più difficile anche affrontare le attività quotidiane più importanti come la preparazione dei pasti, la pulizia della casa e la gestione delle cure personali, con un aumento del rischio di disabilità”.Un esperimento della Scuola di Psicologia dell’Università di Cardiff condotto su persone isolate per 10 giorni ha dimostrato che l’assenza di relazioni crea le stesse reazioni dell’assenza di cibo. L’isolamento inibisce il funzionamento di parti del cervello e accelera verso il declino cognitivo. Dunque, intervenire in modo adeguato sulle cause del senso di solitudine per risolvere, alleviare o evitare conseguenze psicofisiche, offrirebbe l’opportunità di ridurre in modo sensibile il carico di attività e di spesa in visite, medicinali e indagini diagnostiche, a vantaggio del benessere del paziente del SSN.  â€‹

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In Italia â€‹

Secondo la ricerca Meta-Gallup sopra citata in Italia le persone che si sentono costantemente sole sono il 17%, un dato sopra la media del 12.7% tra i paesi UE; il 55% si dichiara a volte o spesso sole. Da Eurostat sappiamo che il 13% degli italiani con più di 16 anni dichiara di non avere nessuno a cui chiedere aiuto nel momento del bisogno, siamo al primo posto in Europa.Telefono Amico registra circa 100.000 contatti all’anno, in maggior parte nella fascia di età 35/65 anni. L’ISS informa che il 16% degli anziani in Italia (ovvero più di 2 milioni della popolazione con 65 anni o più) vive in condizioni di rischio di isolamento sociale. Dichiara che in una “settimana normale” non incontra, né telefona a qualcuno e non partecipa ad attività con altre persone presso punti di incontro o aggregazione. Un dato preoccupante che arriva a coinvolgere quasi 1 anziano su 3 in certe realtà regionali. Forte il gradiente geografico a sfavore delle Regioni del Sud d’Italia (20% vs 10% nel Nord e 14% al Centro). Il 9% degli anziani riferisce sintomi depressivi e percepisce compromesso il proprio benessere psicologico7. Tra gli over65, 1 su 4 non chiede aiuto a nessuno e tra chi lo fa il 24% si rivolge solo ai propri familiari/amici, il 14% solo o a un medico/operatore sanitario e il 36% ad entrambi, medici e persone care.

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